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Una casella si rivelava intricata come un labirinto, un'altra oscura come la notte, o proprio come la morte. Ce n'erano certe dove percepivi lo scorrere dell'acqua sotto un ponte o in giro a una fontana, altre in cui i muri ti serravano in cima a una torre o nel fondo di un pozzo, nella cella disperante di una prigione o nella camera straniera di una locanda. Certe caselle recavano il sigillo degli angeli, certe condividevano il senso stesso dei dadi, ossia del grande motore universale. Certe caselle si abbandonavano presto, scivolavano via in un battere di ali o di ciglia, ed erano già rimpianto. In certe altre si era costretti a indugiare assai più a lungo, sembrava che non ci si sarebbe più affrancati da esse. E accadeva in talune caselle proprio speciali che le storie si andassero moltiplicando come all'infinito, ma poi giungeva pur sempre una fine e si ripartiva di nuovo.